La compassione

La compassione

“Se volete che gli altri siano felici, praticate la compassione piena di amore; se voi stessi volete essere felici, praticate la compassione piena di amore.”   

Sua Santità il XIV Dalai Lama

compassione

Ama con compassione, lavora con compassione, medita con compassione, muori con compassione, divertiti con compassione
Lama Zopa Rinpoche

 

Lo sviluppo di una mente compassionevole rappresenta il punto di partenza e di arrivo di una vita armoniosa e serena, all’insegna della semplicità dei gesti e delle parole e dell’apertura del cuore.

Tutti desideriamo essere felici, tutti desideriamo essere liberati dalla sofferenza opprimente che talvolta la vita ci riserva, tutti desideriamo pace e amore.

Quando dico tutti penso a tutti gli esseri viventi: gli esseri umani ma anche gli esseri del mondo animale e del regno vegetale.

L’aspirazione alla felicità è dunque in qualche modo insita nel nostro essere in quanto appartenenti al pianeta Terra, potremmo dire che essa costituisce il trait d’union che collega il singolo individuo a tutto il creato.

L’aspirazione alla felicità come rete invisibile che unisce tutte le creature e le avvolge in una sorta di comunione di intenti.

La realizzazione pratica, quotidiana di tale aspirazione si presenta tuttavia difficile. L’ostacolo principale allo sviluppo di una coscienza compassionevole, di un pensiero e di un’azione compassionevoli credo possa essere individuato nel nostro ego. Ciascuno di noi è così assorbito dalle proprie dinamiche personali e familiari, da perdere di vista il proprio stesso bene e il bene collettivo, universale.

Tuttavia, i principali e unici attori della nostra vita siamo noi, quindi noi siamo in grado di cambiare il corso delle cose. Prendersi per mano, prendere la propria esistenza in mano con compassione e amore significa portare luce laddove c’è ombra, portare saggezza laddove c’è inganno, portare vita e entusiasmo, colore e gioia laddove c’è tristezza e apatia.

Le mie possono sembrare solo belle parole, condivisibili ma solo parole.

Per questo vi suggerisco una pratica semplice e molto potente per sviluppare una mente compassionevole nel vivere quotidiano. Provate a recitare il mantra del Budda della Compassione Cenresig e scoprirete come la compassione da parola bella e da buon intento possa diventare il nostro stesso sangue e il nostro stesso respiro.

Per recitare un mantra non occorre rivoluzionare il proprio credo religioso o il proprio stile di vita, è sufficiente considerarlo come uno strumento per vivere meglio, con meno rabbia e più gioia. Vale la pena provare, no?

Recitare il mantra (Mantra = protezione della mente) significa ripetere a voce alta o mentalmente una serie di sillabe le cui vibrazioni producono uno stato di armonia e benessere.

Il mantra della Compassione può essere recitato durante una seduta di meditazione o durante le nostre normali attività quotidiane, in macchina, davanti ai fornelli (sono riuscita a cucinare con amore, io che non amo cucinare!!!!), mentre si pulisce casa o mentre si cammina…..

Eccovi dunque il mantra:  OM MANI PADME HUM  (pronuncia:  OM MANI PEME HUM).

I testi sacri dicono che se si recitano dieci mala (rosari buddisti di 108 grani – tempo stimato di recitazione 10 minuti) si purifica il proprio karma e il karma di tutti coloro con cui entriamo in contatto, esseri umani e animali. Il vento porta il nostro respiro che andrà a toccare gli altri e andrà a benedirli. Se noi tocchiamo l’acqua la benediciamo e con essa tutte le creature che la popolano (laghi, mari, torrenti e piscine!!!!).

Questo mantra ha cambiato nel profondo la mia vita che ora è piena di gioia e incanto nonostante le consuete tribolazioni.

Vi suggerisco inoltre un’altra pratica antica e molto efficace per la trasformazione della nostra mente arrabbiata e frustrata in una mente gentile e compassionevole.

Ricordo che tali pratiche, pur proveniendo dal Buddismo tibetano, sono condivisibili e utilizzabili da ogni persona animata da buoni propositi….

OTTO VERSI PER GENERARE BODDHICITTA

Recitare questi versi meditando sul loro significato. Ad ogni verso si visualizza il nettare bianco che purifica il nostro abituale atteggiamento mentale, spesso contrario a quanto auspicato nel verso.

Se hai tempo e voglia, ne vale molto la pena assolutamente, puoi recitare qualche mantra di  OM MANI PADME  HUM (pronuncia:  OM MANI PEME HUM) fra un verso e l’altro in modo che la compassione entri nella tua mente e la modifichi radicalmente.

Desideroso di ottenere il maggiore beneficio possibile per tutti gli esseri senzienti che sono più preziosi di un gioiello che esaudisce tutti i desideri li terrò massimamente a cuore.

Gli esseri senzienti sono preziosi perché senza di loro non avremmo l’opportunità di sviluppare la generosità, l’amore, la pazienza e le altre qualità positive e di vincere il nostro egoismo.

Il nettare del Budda della Compassione Avolikiteshvara, o Cenrezig, purifica il pensiero egoistico e ci concede la capacità ci prenderci cura degli altri più che di noi stesssi. 

In compagnia degli altri mi riterrò sempre il meno importante e avrò cura di ciascuno come se fosse il più elevato degli esseri.

Questo è un metodo potente per eliminare la nostra abituale tendenza a cercare i difetti negli altri e a criticarli. Dovremmo invece riconoscere le loro buone qualità e il loro potenziale e ricordarci dei nostri errori e dei nostri difetti.

Il nettare purifica l’orgoglio e l’egoismo e reca la realizzazione di bodhicitta che tiene cari gli altri e li considera più importanti. 

Vigile ogni volta che nella mente prenderà forma un’illusione che possa nuocere a me o agli altri l’allontanerò e la eliminerò senza alcuna esitazione.

Questo verso sottolinea l’importanza dell’attenzione. Per tutto il giorno – in ogni cosa che facciamo, quando lavoriamo, parliamo, guardiamo la tv  o meditiamo – dovremmo essere consapevoli di quello che sta succedendo nella nostra mente. Ogni volta che sorge un pensiero negativo (illusione) come la collera, la gelosia o l’orgoglio, ne dovremmo essere consapevoli contrastandolo prima possibile.

Il nettare purifica le oscurazioni che ci impediscono di riconoscere e di constatare i pensieri incontrollati e reca la realizzazione di bodhicitta e della saggezza della vacuità, che elimina tali pensieri.

Quando incontrerò esseri di natura malvagia che, sopraffatti dalla sofferenza, arrecano danno e dolore, avrò cura di queste creature rare come di un tesoro prezioso.

Non è molto difficile nutrire sentimenti positivi verso le persone che sono gentili e di buon carattere, ma la nostra capacità di amare è veramente messa alla prova quando incontriamo persone con molta energia negativa. Poiché ci danno l’opportunità di vedere quanto siano grandi la nostra pazienza e compassione, e quindi ci fanno rendere conto del nostro livello di sviluppo spirituale, dovremo considerarli rari e preziosi.

Il nettare purifica il pensiero egoista che ci impedisce di considerare preziosi e cari gli esseri che arrecano danno e ci porta la realizzazione di bodhicitta che considera con amore anche gli esseri che fanno del male.

Quando per invidia gli altri mi maltratteranno e mi giudicheranno accetterò la sconfitta e offrirò loro la vittoria.

Quando qualcuno ci critica apertamente, oppure alle spalle, non dovremmo cercare di difenderci con rabbia o rispondere con lo stesso tono. Dovremmo piuttosto ricordarci  che  qualsiasi  nostra  esperienza negativa è il risultato naturale delle nostre azioni passate – possiamo pensare ai molti casi in cui abbiamo criticato gli altri.

Possiamo cercare di parlare con la persona che ci sta criticando – non con la collera ma con compassione – per calmarla e farla pensare in modo più positivo, ma se rifiuta di essere ragionevole dovremmo limitarci a non insistere e a accettare la situazione. In ogni caso è bene ascoltare le critiche con mente aperta: possono essere giuste e possono insegnarci qualcosa di noi stessi.

Il nettare purifica il pensiero egoista che ci impedisce di accettare la sconfitta e di dare la vittoria agli altri e porta le realizzazioni che permettono di comportarci in questo modo positivo. (ndr. tipo porgi l’altra guancia).

Quando qualcuno cui ho fatto del bene e in cui ho riposto grande speranza mi arrecherà un grave danno lo considererò il mio santo guru.

Ogni esperienza positiva o negativa è il frutto delle nostre azioni passate quindi non esiste in realtà un danno immeritato. Ciò può essere difficile da accettare specialmente se chi ci arreca un danno è qualcuno che noi abbiamo aiutato e da cui ci aspettiamo almeno un po’ di gratitudine. Se comprendiamo l’importanza dello sviluppo della pazienza, saremo in grado di comprendere che colui che ci arreca un danno ci sta dando un valido insegnamento spirituale.

Il nettare purifica il pensiero centrato su di sé che ci impedisce di considerare gli esseri negativi come i nostri maestri spirituali e ci porta a realizzare la perfezione della pazienza. 

In breve, direttamente e indirettamente, offro ogni felicità e beneficio a tutte le mie madri (per i buddisti tutti gli esseri anche i più piccoli insetti, sono stati mie madri molte volte) e mi farò segretamente carico delle loro azioni dannose e della loro sofferenza.

L’essenza della trasformazione è scambiare se stessi con gli altri – sostituendo l’atteggiamento di prendersi cura di se stessi con quello di prendersi cura degli altri. Di norma cerchiamo di creare la nostra felicità e di evitare i problemi, anche se questo comporta ferire gli altri. Qui invertiamo l’ordine delle priorità. Aspiriamo a dare felicità agli altri e ad assumerci i loro problemi, prima di pensare al nostro benessere personale. Questa meditazione è segreta, nel senso che agiamo così senza darne pubblicità.

Il nettare purifica il pensiero centrato sull’Io-ego, che ci impedisce di assumere su di noi le azioni negative di tutti gli esseri e tutte le loro sofferenze e porta la realizzazione di boddhicitta che dona loro la felicità mentre noi prendiamo su di noi tutte le loro sofferenze. 

Non contaminato dalle otto preoccupazioni mondane possa io percependo l’illusorietà di tutti i fenomeni essere presto libero dal  vincolo dell’attaccamento.

Quando la nostra motivazione per fare qualcosa comprende una delle preoccupazioni di natura mondana – attaccamento al piacere, lode, guadagno e fama e avversione per il dolore, le critiche, le perdite e le cattiva reputazione – le nostri azioni non sono spirituali. Comprendendo la natura illusoria di tutti i fenomeni impariamo a non dare eccessiva importanza a queste preoccupazioni e a abbandonarle.

Lo scopo finale di questa pratica è di liberarci dall’ignoranza, dall’egoismo e da tutta l’energia negativa per aiutare gli altri a diventare liberi.

Il nettare purifica il pensiero che cerca solo il proprio benessere e l’ignoranza dell’attaccamento al proprio sé, che impediscono di vedere tutte le cose come illusorie e porta la realizzazione della vacuità che libera dalla schiavitù della mente incontrollata e dal karma.

(Meditazione tratta da “Come meditare di Kathleen McDonald” – Chiara Luce Edizioni, Pomaia 1986)