Come l’acqua che con il suo continuo scorrere leviga le pietre, così la costanza nella pratica spirituale consente di levigare la nostra mente e i suoi inganni.
Viviamo in un’epoca in cui tutto accade in fretta. Non esiste più il tempo sospeso dell’attesa e della pazienza. Si va di fretta, ci si sposta in fretta, si respira in fretta, si pensa in fretta, si vive una sorta di corsa continua e perenne finalizzata al compimento di gesti quotidiani svuotati spesso di senso e di consapevolezza.
La fretta in effetti ingloba tutto, anche i pensieri e il nostro sentire profondo, e ci ritroviamo a correre senza fiato, spesso senza sapere più il perché.
Provate a guidare osservando i limiti di velocità. Basteranno pochi chilometri per accumulare una quantità notevole di suonate di clacson e di improperi. La fretta e l’impazienza collettive diventano così potenti ad ogni incontro-scontro da avvolgerci come una nube scura dentro la quale pure noi assumiamo gli stessi comportamenti e, inconsapevolmente, acceleriamo il nostro ritmo.
Similmente, in ambito spirituale i risultati devono arrivare subito, pena l’abbandono della pratica che inizialmente ci era apparsa efficace. Si corre così il rischio d “migrare” da una metodologia all’altra, da un mantra all’altro, da una meditazione all’altra, da un maestro all’altro… Paradigma di chi, avendo a disposizione un grande campo da coltivare, decida di iniziare con l’ararne una piccola parte, prepararne quindi la terra alla semina e, dopo aver seminato i primi semi, si aspetti di vederli germogliare immediatamente e, al tardare dei germogli, molli tutto e passi ad arare un altro lembo di terra, a gettare altri semi e a pretendere che i frutti crescano l’indomani. Immaginate davanti a voi un campo di pezzi di terra smossa e abbandonata, un patchwork dell’assurdo.
Fuor di metafora, nella quotidianità abbracciamo cosi tanto l’impazienza da esserne avviluppati e da essa fagocitati e stritolati, il che inevitabilmente genera una sorta di bulimia spirituale. Ci affastelliamo infatti la mente di informazioni nuove fino a collassare sotto il loro peso e ad avvertire un senso di fatica e di nausea.
Il tutto e subito non è possibile. Non solo, ma affinchè il cambiamento possa dirsi profondo e quindi vero, i tempi devono essere necessariamente lunghi. Occorre infatti diffidare di qualsiasi mutamento improvviso o giunto troppo repentinamente. Si osserva con chiarezza che un simile cambiamento scomparirà altrettanto subitamente, appena passato il momentaneo entusiasmo. I tempi dello spirito sono tempi lunghi, occorre prenderne atto.
Fermiamo il tempo per qualche istante soltanto. Fermiamo i nostri pensieri e le nostre azioni per un attimo. Ascoltiamo il nostro respiro, rimaniamo così, a occhi chiusi e in silenzio a ascoltare il nostro respiro.
Proviamo a farlo ora.
Noteremo subito una sorta di impazienza, di fastidio, di irritazione. Va bene, fanno parte del nostro tempo presente. La cosa importante è rendersi conto che non necessariamente dovranno continuare a farne parte. Possiamo scegliere di invertire la rotta e di riprendere possesso del nostro vero tempo, del tempo interiore.
Affidiamoci a pratiche spirituali di consolidata efficacia, tramandata da millenni e quindi sperimentate e rese fruibili per le nostre menti ingarbugliate. Diamoci il tempo della pratica quotidiana senza alcuna aspettativa, eliminiamo almeno dal piano spirituale la competizione, il paragone con gli altri, la frenesia e l’ansia.
Continuiamo con la stessa pratica giorno dopo giorno, con fiducia e serenità. I risultati arriveranno al momento giusto. E’ possibile unire più pratiche, alternandole o completandole. Evitiamo, tuttavia, di riempire i pochi momenti liberi dagli impegni con nuovi e gravosi carichi; per cui il tempo del silenzio sia inizialmente breve: cinque – dieci minuti al giorno sono sufficienti a impostare la giornata in modo ragionevole e nuovo. Successivamente, sentiremo l’urgenza di aumentare questo tempo, e lo faremo in base alle nostre reali necessità.
La costanza è l’unica certezza di successo in qualunque sfera o attività umana e quindi anche a livello spirituale. La costanza permette alla pratica di agire in profondità, di rimuovere gli ostacoli e le oscurazioni mentali che si sono sedimentati dentro di noi, a livello psichico e fisico talvolta. La costanza smussa gli angoli, leviga le asperità e fa scorgere una luce insospettata dentro di noi. La costanza infine ci premia del tempo dell’attesa, della paziente e metodica ripetizione di mantra o preghiere o meditazioni e, quando meno ce l’aspettiamo, iniziano a emergere delle frequenze, delle vibrazioni desuete che espandono gli spazi della mente e del cuore: iniziamo a sentire il respiro dell’anima e tutto acquista un colore e un sapore diversi.